BOGNANCO
Molti si saranno svegliati bruscamente domenica mattina, al passaggio rumoroso e festoso del bestiame sulla strada provinciale.
Pecore, vacche, asini e qualche cavallo, ordinati magistralmente in strada dai cani, che scendevano dai pascoli dell’alta valle per rientrare verso il piano.
Davanti al gregge il pik up con dietro agganciata la roulotte. Alla guida Luigi Strola, 55 anni, proprietario di tutto il bestiame. Non può fermarsi poiché le numerose pecore che lo seguono a pochi metri, lo supererebbero. Mi avvicino a piedi quindi e lo saluto. Gli chiedo quante bestie sono.
«Settecento pecore, quaranta vacche e venti asini».
Caspita, già finita la risposta.
Sto camminando e neanche piano, al fianco del mezzo e Luigi con il finestrino abbassato ed il braccio scoperto a mezza manica, tiene pigramente il volante.
Come è andata la stagione?
«Tutto sommato direi bene». Il pastore, capisce di essere stato troppo stringato anche con questa risposta e quindi da solo prosegue.
«Purtroppo siamo rimasti in pochi a frequentare gli alpeggi e se manca la presenza dell’uomo sulle montagne, è finita».
Un messaggio crudo, ma pieno di verità. Solo l’uomo potrà infatti salvare le montagne. Salvarle con comportamenti corretti o distruggerle con azioni sbagliate e l’amico Luigi Strola, lui sa come salvarle le montagne. Azioni semplici e funzionali a conservare il patrimonio inestimabile che: « i nostri vecchi, ci hanno lasciato. Un patrimonio assolutamente da mantenere e difendere. Noi – conclude il pastore – non riusciremo certo a fare quello che hanno fatto chi ci ha preceduto. Però conservarlo, questo sì, dobbiamo farlo. E’ un nostro dovere».
E all’Alpe Dorca (1874 m. s.l.m.) e dintorni, dove questa estate si è fermato Luigi Strola, sono molti gli interventi fatti di pulizia e riordino.
In autunno il bestiame scende dalle montagne, si spinge fino alle pianure del novarese, ci passa l’inverno e poi risale e con l’inizio dell’estate, ritorna in alta valle. Così ogni anno. Uomini ed animali insieme, al ritmo della natura.
La gente li vede e li sente passare sulle strade e magari qualcuno ci fa anche qualche commento negativo sul fatto che sporcano l’asfalto ed intasano il (poco) traffico della valle. Ma per i più, è una ondata di genuinità che passa e molti bognanchesi si dispongono ogni anno ad aiutare il pastore in questa gioiosa “migrazione”. Un giorno, o anche solo poche ore in mezzo alle pecore, vacche ed asini per assaggiare la semplicità della vita e gustare una atmosfera vecchia di millenni.
Pecore, vacche, asini e qualche cavallo, ordinati magistralmente in strada dai cani, che scendevano dai pascoli dell’alta valle per rientrare verso il piano.
Davanti al gregge il pik up con dietro agganciata la roulotte. Alla guida Luigi Strola, 55 anni, proprietario di tutto il bestiame. Non può fermarsi poiché le numerose pecore che lo seguono a pochi metri, lo supererebbero. Mi avvicino a piedi quindi e lo saluto. Gli chiedo quante bestie sono.
«Settecento pecore, quaranta vacche e venti asini».
Caspita, già finita la risposta.
Sto camminando e neanche piano, al fianco del mezzo e Luigi con il finestrino abbassato ed il braccio scoperto a mezza manica, tiene pigramente il volante.
Come è andata la stagione?
«Tutto sommato direi bene». Il pastore, capisce di essere stato troppo stringato anche con questa risposta e quindi da solo prosegue.
«Purtroppo siamo rimasti in pochi a frequentare gli alpeggi e se manca la presenza dell’uomo sulle montagne, è finita».
Un messaggio crudo, ma pieno di verità. Solo l’uomo potrà infatti salvare le montagne. Salvarle con comportamenti corretti o distruggerle con azioni sbagliate e l’amico Luigi Strola, lui sa come salvarle le montagne. Azioni semplici e funzionali a conservare il patrimonio inestimabile che: « i nostri vecchi, ci hanno lasciato. Un patrimonio assolutamente da mantenere e difendere. Noi – conclude il pastore – non riusciremo certo a fare quello che hanno fatto chi ci ha preceduto. Però conservarlo, questo sì, dobbiamo farlo. E’ un nostro dovere».
E all’Alpe Dorca (1874 m. s.l.m.) e dintorni, dove questa estate si è fermato Luigi Strola, sono molti gli interventi fatti di pulizia e riordino.
In autunno il bestiame scende dalle montagne, si spinge fino alle pianure del novarese, ci passa l’inverno e poi risale e con l’inizio dell’estate, ritorna in alta valle. Così ogni anno. Uomini ed animali insieme, al ritmo della natura.
La gente li vede e li sente passare sulle strade e magari qualcuno ci fa anche qualche commento negativo sul fatto che sporcano l’asfalto ed intasano il (poco) traffico della valle. Ma per i più, è una ondata di genuinità che passa e molti bognanchesi si dispongono ogni anno ad aiutare il pastore in questa gioiosa “migrazione”. Un giorno, o anche solo poche ore in mezzo alle pecore, vacche ed asini per assaggiare la semplicità della vita e gustare una atmosfera vecchia di millenni.
Giancarlo Castellano, collaboratore di ECO RISVEGLIO