BOGNANCO
La storia di un nome che sa un po’ di leggenda… UL BARLICH!
In valle Bognanco viveva un certo Enrico Cocco che simpaticamente i bognanchesi chiamavano anche con il nome di “Barlich”.
Perché? Direte voi.
A detta di qualcuno, si chiamava Barlich colui che amava bere molto, ma per i più, Barlich era il soprannome dato a chi riusciva a camminare e rivoltarsi nell’aria, saltando di qui e di là, o anche semplicemente chi andava in gambe all’aria come appunto spesso e volentieri faceva Enrico Cocco. Sono molti infatti in valle a ricordarlo quando andava fuori strada con la propria auto o quando semplicemente andava a rotoloni anche quando camminava.
C’è anche chi sostiene che il nome Barlich arrivi da una qualche lingua straniera in forma dialettale e che appunto significhi letteralmente in italiano: “rotolando”.
La mitica Secondina di Boco, che trascorreva tutte le estati all’Alpe Gomba con le sue bestie, parlava sempre del Barlich e diceva ai giovani un po’ dispettosi che frequentavano l’alpe d’estate, bognanchesi o turisti che fossero: “ Ma che damoni, …a sii propi di Barlich…” ( ma che diavoli… siete proprio dei Barlich).
La curiosità è che dal mese di giugno di questa estate, alcuni ragazzi di Varese, frequentando la valle Bognanco, molte volte, durante le lunghe nottate passate all’aria aperta, si son trovati a pronunciare questo nome… Barlich. Ma c’è di più, più volte raccontavano di Secondina e di quando questa definiva Barlich i ragazzi che le facevano dispetti…
Coincidenza?
Mah…! Chi può dirlo? I fatti parlano chiaro e da questa estate, Barlich, da storia, sembra sia entrato nella leggenda, perché qualcuno sostiene di averlo visto nei boschi di notte, ed è cosa certa che nessuno ha mai visto Barlich di giorno.
Chi è? Un diavolo?
Forse, ma un diavoletto buono e simpatico. Dispettoso anche. Sicuramente piccolo di statura; non oltre il metro e definibile di dimensioni gnomiche. Una corporatura robusta ed un viso bozzuto, con naso a patata e capelli di media lunghezza.
La chiesetta di San Bernardo, a 1630 metri d’altitudine, non è stata costruita per caso. E’ risaputo in tutto il mondo che il Santo (appunto Bernardo) per primo sconfisse il diavolo Barlich e la sua testa mozzata è ben visibile anche sul dipinto della facciata dell’oratorio all’alpe San Bernardo. Secondo gli anziani del paese, che si son tramandati vecchie storie di questo diavoletto, sembra che il Barlich si recava nelle stalle e nelle casere e con piccoli sortilegi, alterava il latte delle mucche in modo da impedirne la lavorazione.
E questa estate c’è chi, fra i turisti, ha asserito, forse suggestionato dai racconti, o forse a ragion veduta, di aver scorto, una sera con la luna piena, nei pressi della statua Madonna dell’ Eucaristia al Pian di Cangej, una sagoma strana che rotolava fra i rami degli alberi… Cinghiali? Cervi? No, certo che no, loro camminano o al massimo corrono sul terreno; faranno anche salti è vero, ma se ne stanno sempre sotto gli alberi, mentre questa sagoma, agilmente saltava da un ramo all’altro… Scimmie? No, nemmeno, da queste parti non ci sono…. E allora?
Allora, sembra proprio che quella sagoma strana era proprio Lui….ul Barlich!
Giancarlo Castellano, collaboratore di ECO RISVEGLIO