BOGNANCO

 

Venerdì scorso al centro Guido Prada di San Lorenzo, si è parlato di “Montagna” anzi, come ha detto l’Onorevole Enrico Borghi: « di  Montagne»  e delle opportunità e strategie da adottare al fine di far sopravvivere quei piccoli comuni sperduti  appunto, sulle montagne, come è il comune di Bognanco. Massiccia la partecipazione della popolazione bognanchese che sempre manifesta grande interesse quando si parla del proprio futuro. All’ incontro, hanno partecipato, oltre al parlamentare Enrico  Borghi che è anche sindaco di Vogogna, il presidente della Provincia e sindaco di Baceno Stefano Costa,  il presidente dell’Unione dei Comuni dell’Ossola nonché sindaco di Villadossola Marzio Bartolucci, il sindaco di Domodossola  Mariano Cattrini ed un emozionatissimo  sindaco di Bognanco Remigio Mancini.  Al tavolo, seduti di fronte al pubblico, politici ed amministratori  locali, uniti nella lotta per la sopravvivenza.


Al microfono Enrico Borghi, capogruppo alla Camera del PD nella Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici è stato chiaro e molto schietto: «Soldi non ce ne sono più. Punto. I tempi d’oro  delle vacche grasse sono finiti.  L’unica possibilità per avere ancora denari,  è chiederli alla Comunità Europea ed  il Governo ultimamente ha fatto delle scelte ben precise e presentato  a Bruxelles  un progetto; l’unico forse  finanziabile, che è quello di sostenere i tre servizi, determinanti per la sopravvivenza delle  comunità raggruppate, che sono: Sanità, Istruzione e Trasporti».

E per il piccolo comune di Bognanco, cosa vuol dire questo? Una cosa sola, si sente mormorare in sala: unirsi con Domodossola visto che in valle nessuno di questi servizi potrebbe mai funzionare  in modo adeguato ed autonomo.

«Forza e coraggio – ha concluso Borghi – questa crisi  deve spingere tutti quanti a fare scelte coraggiose, finalizzate non solo alla sopravvivenza, ma ad una possibile crescita;  anche di un piccolo comune come Bognanco».

Il presidente della Provincia Stefano Costa, presentato dal sindaco di Bognanco come un “coraggioso”, lamenta una situazione finanziaria provinciale  molto preoccupante, con 170 dipendenti  ancora in carico,  otto-dieci milioni di euro in meno sui circa  quaranta di bilancio e l’inverno alle porte con i 600 km di strade provinciali  da pulire e di queste il 95% in zone di montagna. Nessuno  dei presenti osa dire nulla, la situazione drammatica della provincia  è cosa nota a tutti, ma i bognanchesi  già pensano ai 12 km di strada provinciale con  neve e ghiaccio che rendono pericoloso il transito…  Silenzio in sala, mentre ancora echeggiano le parole dette da Borghi pochi minuti prima:  “…Soldi non ce ne sono più….”

Il microfono passa a Marzio Bartolucci il quale non nasconde il fatto che se l’Unione dei Comuni, da lui presieduta,  contasse almeno cinquantamila abitanti, le cose  sarebbero diverse  e anche Cattrini, sindaco di Domodossola non ha girato tanto al largo per dire: «Bognanchesi!  Il vostro futuro è unirvi con Domo e con tutti gli altri comuni che hanno già aderito alla Grande Unione. Solo così potrete avere i benefici che vi spettano e puntare ad una valorizzazione delle vostre eccellenze  principali come le acque minerali, le Terme e l’alta valle».

Arriva  l’ora del dibattito e qualcuno dei presenti chiede pubblicamente al sindaco di Bognanco, cosa intende fare, circa la fusione eventuale con Domo  e Remigio  Mancini avanza l’ipotesi di  un  possibile referendum, in modo di rendere partecipe alla scelta, tutta la popolazione.

«Buona idea» dice Enrico Borghi che subito dopo incassa  un invito serrato, sempre da un bognanchese, a battersi  in Parlamento per far sì che il nostro territorio, incuneato fra i monti e la Svizzera  possa, a pieno titolo, ottenere (ma per davvero questa volta) le tanto sospirate e promesse  agevolazioni fiscali, alla pari delle altre zone montane quali sono le province di Sondrio e Belluno, per non dire  di più, ovvero, l’ottenimento di  uno Statuto Speciale come la Valle d’Aosta ed il Trentino. Tanto  per fare due esempi a modello e  così  finalmente poter  dire che  la battaglia  al ponte di Crevola  in quel  lontano 28 aprile 1487,  contro gli svizzeri invasori, non fu  combattuta  (e vinta)  invano.

 

Giancarlo Castellano, collaboratore di ECO RISVEGLIO

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