BOGNANCO
«Buongiorno. Il solito caffè, lungo e macchiato caldo. Grazie».
E’ Armando Maccagno che, solitamente, di prima mattina, fa questa ordinazione al bar. Armando è nato a Graniga nel 1936. «A quei tempi –racconta - a far nascere i bambini, non si andava in ospedale; c’era la “Levatrice” ed a San Lorenzo se ne occupava l’esperta Fenicola. Eravamo sei fratelli – prosegue Armando – 4 maschi e 2 femmine».
Dove abitavate?
«Abitavamo in una casa a due piani, con sotto la cantina. Nella parte bassa ci stavamo di giorno, nella parte alta di notte e man mano che diventavamo grandi, noi bambini, finivamo tutti di sopra. Si dormiva a due a due nei letti con la “bisaca” (materasso fatto di foglie, rigorosamente di faggio). Andavamo a prendere le foglie “drè dla vila” (dietro la frazione) in autunno e prima di Natale le cambiavamo; le foglie vecchie venivano utilizzate nelle stalle come lettiere per il bestiame. Non si usava il pigiama per andare a dormire ed in inverno, nelle gelide stanze, ci mettevamo solo un camicione e l’unica fonte di calore era un mattone che, messo sulla stufa o nel forno, diventava caldo rovente e, avvolto in un pezzo di stoffa, quando andavamo a letto, lo tenevamo vicino ai piedi. Le scarpe, le toglievamo “in tl’astrig” (ripostiglio nel sottotetto, a volte in comune con altri), dove si batteva la paglia e dove mettevamo anche a conservare, alcuni alimenti come i “piresc” un tipo di pere piccole nostrane che venivano raccolte ancora verdi e maturando nella paglia, diventavano marroni. Nell’”astrigo” mettevamo su delle grate in legno, al sicuro dai topi, anche la scorta del pane nero».
E lo facevate voi il pane?
«Sì, lo facevamo due volte l’anno; in primavera ed in autunno. Andavamo al mulino; prima, a far macinare il grano e poi, a turno, si andava a cuocere il pane. Ricordo che una volta il nostro turno capitò alle tre di notte, perché il forno, una volta acceso, rimaneva in funzione in modo continuativo, per non farlo raffreddare».
Mi parli un po’ di quando era giovane…
«Da ragazzo, mio zio mi aveva insegnato a fare gerli, rastrelli ed altri attrezzi per lavorare la campagna. In ogni famiglia c’era sempre chi si occupava di fare questi arnesi da lavoro… Ma a 22 anni, provai ad andare in Svizzera a lavorare. L’esperienza all’estero però durò poco e dopo un anno tornai a casa ad occuparmi ancora della campagna. Mi sposai nel 1963 ed iniziai a lavorare in proprio come artigiano edile, mentre mia moglie Rosanna avviò un negozio a San Lorenzo; una specie di piccolo market dove potevi trovare di tutto. Ebbi anche dei seri problemi di salute, tanto da farmi 18 mesi in ospedale. Fui coadiuvante della moglie in negozio e quando nel 1992 decidemmo di chiuderlo, andai a lavorare in una grossa impresa edile».
E poi?
« Nel duemila andai in pensione e trovai il tempo per stare vicino a mio fratello Carmelo, dove riscoprii nuovamente l’arte e la passione di costruire aggeggi in legno così come avevo già imparato a fare da ragazzo».
E adesso?
«Da quando in inverno abitiamo a Domodossola, mi sono ricavato un posticino nel sottotetto, proprio sopra il nostro appartamento, dove realizzo tanti lavoretti in legno. Mi piace questo mestiere ed a volte sono talmente preso dal lavoro che non mi ricordo di pranzare e mia moglie, deve picchiare con il manico della scopa il soffitto per farmi scendere a mangiare… Pensi che mi sono messo a fare anche la “Gria”…».
La Gria?.... non è quello strano aggeggio in legno che ruotandolo fa rumore?
«Sì proprio e un tempo veniva usato spesso, specialmente il venerdì e sabato di Pasqua, quando il campanile, per tradizione, rimaneva muto e noi ragazzi andavamo in giro per vie e piazze del paese con questo arnese, facendo un rumore infernale».
Ma adesso, si usa ancora?
«Mah… non so dalle altre parti… ho visto però che qui in valle, durante l’ultima gara di corsa in montagna (La Sky Race La Veia ndr), sia sul percorso, che durante la premiazione in piazza, alcuni bognanchesi la usavano divertiti e mi sono accorto che questo antico rumore, creava curiosità e sorrisi a tutti i presenti».
Interessante… e se le chiedessi di farmene una…?
«Nessun problema… deve solo scegliere; ne ho già di fatte!».
Giancarlo Castellano, collaboratore di ECO RISVEGLIO