Bognanco - Il paese delle 100 cascateEra scontato che, dopo il funerale di Paolo, arrivato a casa, avrei preso dalla libreria, volumi che lo riguardassero. Ho sfogliato “Il prezzo di una capra marcia” scritto nel 1969, riscoprendo i racconti di Ercole Guarisco, partigiano  bognanchese, sul periodo dell’ultima guerra in valle Bognanco. Mi son letto la storia del Soccorso Alpino in Valdossola  dove  è scritto che Bologna, da segretario della SEO-CAI di Domodossola, ricevuto  l’incarico dalla Direzione Nazionale di organizzare il Soccorso Alpino in Valdossola, convocò,  la sera del 2 giugno 1955, nei locali a valle della funivia a Bognanco Fonti, i signori: Chiabotti, Della Bianca, Guarisco, Mancini e Pellanda per fondare la Stazione del Soccorso Alpino di Bognanco. In quella seduta, venne nominato Capo della Stazione  di Bognanco, Norberto Gualtiero Mancini, “Bertino” per gli amici e suo vice  Ercole Guarisco.

 Mi son quasi riletto tutto “Bognanco, il paese delle cento cascate”. Un libro da lui scritto negli anni settanta che  dà una attenta fotografia della situazione bognanchese di quel periodo, con aspetti sociali, turistici, religiosi e naturalistici. Ma  più di tutto  questo libro racconta storie di fatti, di tradizioni e  di persone  che hanno rappresentato per Bognanco un passaggio nella storia.

Mi aveva sempre raccontato Paolo che durante la  preparazione di quel  libro, conobbe  molti bognanchesi e per tutti ebbe sempre parole di  gratitudine,  sincero apprezzamento e  di buon ricordo.

Ho fatto scorrere le pagine del libro fino alle conclusioni e mi son  trovato a leggere i ringraziamenti finali… “…al poeta don Remigio Biancossi- scrive Paolo - a Mario Darioli, Gianpiero Pellanda, Dante Mancini, Alberto Croppi, Giuseppe Pasini, Guido Prada, dottor Vitrotti, frazionisti di Pizzanco e infine  Azienda Autonoma di Cura e Soggiorno ”. Ho riletto  tutti i nomi scoprendo  a malincuore  che non c’è più nessuno. Non è rimasto nessuno  a cui chiedere un commento sull’amico Paolo Bologna che ci ha lasciato.

Mi arriva però una telefonata inaspettata ; è Betty Fantoni Prada, la quale, certa che avrei scritto un ricordo di Paolo, mi racconta: «E’ stato un secondo papà per me. L’ho conosciuto negli anni cinquanta, in occasione dei raduni delle lambrette ai quali mio padre Sergio,  non mancava mai. Poi il caso ha voluto che andassimo ad abitare in Piazza Orsi Mosè, nello stesso stabile ed infine, rispondendo ad un annuncio di lavoro, mi ritrovai a fare la segretaria  presso la sua agenzia di assicurazioni.  Paolo Bologna –prosegue Betty –  ha fatto molto per Bognanco; è stato  presidente della Funivalbo e anche dell’  Azienda Autonoma di Cura e Soggiorno e  devo dire che involontariamente  ha segnato la mia vita perché fu  proprio lui  a farmi incontrare,  quel  mercoledì,  Guido Prada. Un ragazzotto di Bognanco, simpatico e mingherlino che felicemente sposai nel 1973».

Ho raccolto un  solo commento, ma che fa capire quanto la figura di Paolo Bologna ricopra, come la neve di questi giorni,  tutta la valle e anche quando  non ci sarà  più nessuno  a raccontarlo, il suo nome resterà comunque scritto, sulle cose fatte e sulle cose  da fare.

 

Giancarlo Castellano, collaboratore di ECO RISVEGLIO

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