«E’ stato un chiaro tentativo di destabilizzarmi, volevano mandare a casa il sindaco». Remigio Mancini, sindaco di Bognanco, è un fiume in piena. Nel mirino ci sono quattro dei cinque dipendenti comunali che hanno firmato una lettera contro il sindaco dai toni durissimi (in cui si parla di «clima lavorativo tossico» e «mancanza di fiducia»), tanto che Mancini per rispondere ha consultato il suo avvocato. La vicenda, che per il sindaco «poteva chiudersi lì», è diventata di dominio pubblico nel corso del consiglio comunale di sabato 28 alle 15. All’ordine del giorno c’erano vari punti, fra i quali, il conferimento all’Unione Montana delle Valli dell’Ossola della funzione relativa alla Polizia locale e Polizia amministrativa, il rinnovo convenzione tesoreria comunale, la convenzione con Asl Vco per utilizzo degli obitori e lo scioglimento Convenzione di Segreteria comunale, tutti approvati con la maggioranza dei voti, mentre qualche grattacapo in più hanno creato le variazioni di bilancio. La vera bomba è esplosa sull’interpellanza circa il rapporto con il personale. Qui il sindaco ha svelato quello che negli ambienti amministrativi locali era ormai un “segreto di Pulcinella”.
Ha detto il sindaco dopo la seduta: «La cosa grave è che questa lettera, tra l’altro scritta su carta intestata del Comune, dove si manifestano dissapori, disarmonie e disagi, ha girato dappertutto e peggio sono state fatte telefonate e mandate mail, dalla sede municipale, a tutti i consiglieri. Per me l’incidente era chiuso lì, ho anche detto ai dipendenti che chi mi voleva parlare la porta era aperta; uno di loro è venuto, gli altri non si sono visti. L’episodio era chiuso, poi la minoranza giustamente fa il suo mestiere, se ne è parlato in consiglio, ma io non ho nulla da nascondere ». Tutto sarebbe nato da un cartello stradale per un divieto di sosta destinato ad un autoarticolato che il sindaco avrebbe fatto posizionare in paese alla vigilia della festa del Mirtillo, quando la vigilessa era in ferie: «Qualcuno si è sentito scavalcato, ma c’era urgenza di farlo, già durante la Torteria avevamo avuto disagi, ho dovuto agire in fretta». E’ evidente che però questo episodio è stato solo l’ultimo di una serie se i quattro dipendenti hanno preso carta e penna e hanno firmato un pesante j’accuseal primo cittadino: «Vero - conferma Mancini - ad esempio già all’inizio quando ho introdotto un libretto di marcia per tutti i mezzi comunali ho visto dei musi lunghi, molti l’hanno presa come mancanza di fiducia ma è solo trasparenza. La verità è che la mia presenza in Comune dà fastidio… Se io sono lì ogni giorno, anche la domenica, è perché ci tengo, mi vogliono dipingere per il Cerbero che non sono. Qui non erano abituati ad avere il sindaco ogni giorno e quando arrivo, a volte anche all’improvviso, vedo che si crea scompiglio. Qui si voleva destabilizzarmi, mandare a casa il sottoscritto e questo solo perché ho voluto portare delle innovazioni a beneficio della macchina organizzativa comunale. Questo è gravissimo, un dipendente comunale non deve fare politica. In ogni caso innovazioni e risparmi continueranno. Mi sono candidato non per farmi chiamare “signor sindaco”, ma per fare il bene della valle. Dopo la pensione sono rimasto vedovo, i miei figli sono autonomi, mi sto dedicando anima e corpo per il Comune, con onestà e dedizione». Tornando al consiglio comunale i problemi Mancini li avuti su alcune variazioni di bilancio adottate d’urgenza con l’astensione di cinque consiglieri (tre di minoranza e due di maggioranza, fra i quali anche il capo gruppo Renato Croppi che stranamente, già all’inizio del consiglio, aveva occupato una sedia laterale del tavolo e non la solita centrale) in quanto per nessuno era chiaro esattamente di cosa si stava trattando e molto probabilmente non lo è stato per nessuno dei presenti, visto che lo stesso sindaco Mancini, ha dichiarato che non poteva dare altre spiegazioni poiché purtroppo non era presente la responsabile della contabilità. Quindi, il punto è passato con soli quattro voti favorevoli (Possa, Mancini, Clerici e Dettoni) e cinque astensioni (Bonzani, Darioli, Castellano, Brazzale e Croppi). Bellavista eGallo erano assenti. Ovvia l’osservazione del capo gruppo della minoranzaMichele Bonzani sul fatto che qualche problemino il sindaco lo deve avere se, due dei suoi consiglieri si sono astenuti. Il segretario ha precisato che le astensioni non significano parere contrario e quindi il punto è passato anche senza la maggioranza dei sì dei consiglieri presenti.
Giancarlo Castellano, collaboratore di ECO RISVEGLIO