Lo sapevo che nella casa di Stefano Vivarelli alla Gomba non avrei trovato nemmeno un addobbo natalizio, ma glielo chiesto ugualmente: Perchè?
“Perché io e il Natale non andiamo tanto d’accordo”. Mi ha risposto.
In che senso?
“Venga, sediamoci qui fuori… Non vado d’accordo con il Natale, semplicemente perché, non ricordo di averlo mai vissuto…”
Nemmeno quando era bambino?
“Mio papà Mario è morto quando avevo appena sette anni e mia mamma Anna è mancata un anno dopo e proprio nel periodo delle feste natalizie. Non ho mai ritenuto quindi di avere un motivo per festeggiare il Natale.”
E prima dei sette anni?
“ I miei genitori sono morti entrambi dopo lunghe malattie e non ricordo festeggiamenti natalizi in casa negli anni precedenti. I miei zii Remo e Rosita mi hanno accolto e cresciuto come un figlio e mi son ritrovato a fare anche il presepe e l’albero in quella che poi è diventata la mia casa a Monteossolano. Mi ricordo di aver anche ricevuto dei regali, ma io li aprivo sempre piangendo perché sapevo che il mio regalo più bello nessuno me lo avrebbe mai restituito e oggi, dopo trent’anni ancora non riesco a lasciare andare i miei genitori. Nel 2010 sono venuto ad abitare qui alla Gomba, da solo, in questa casa che mio padre, prima di morire volle comprare ed io ogni giorno, quando apro questa porta sento la sua presenza. L’altro giorno ho sentito un profumo dentro casa che sapeva tutto di mia madre e per tre giorni, fatto molto strano, il mio cane non è entrato in camera. Poi come d’incanto l’odore è sparito, il cane è ritornato e sono scoppiato a piangere. “
Si beve insieme un bicchiere al sole e gli occhi luccicano, il fiato si fa corto e il Natale continua ad essere una cosa difficile da raccontare.
“Ogni anno ricevo inviti per Natale da amici e parenti, ma preferisco sempre starmene solo e per i fatti miei”
Anche quest’anno?
“Penso di sì. Anche quest’anno scapperò. Chiuderò porte e finestre della mia casa e me ne andrò a fare un giro in macchina…”
Dove?
“… a fare chilometri ed a trovare dei miei amici… al cimitero…”
E non va a trovare i suoi genitori?
“No… Non l’ho mai fatto nel giorno di Natale. Forse per un senso di vergogna, forse perché sento di averli con me in macchina, forse non so… “
Ma non pensa che suo padre sarebbe invece contento di vederla sorridere nel giorno di Natale con i suoi nipoti ed i suoi cari?
Si fa fatica a parlare perché la voce trema e allora si prende tempo e si punta lo sguardo altrove forse a cercare aiuto. I secondi che passano, sono lenti e trasportano dolore…
“ La mia casa è aperta tutto l’anno e mi sento generoso e altruista con tutti. Sempre. Ma il giorno di Natale proprio non ci riesco, divento egoista e così chiudo su tutto e scappo via.”
Ma non ha mai pensato, anziché scappare, fermarsi e regalare il suo tempo a qualcuno che è rimasto solo?
“Potrebbe essere un idea, il prossimo anno forse, adesso ancora non ce la faccio…”
Se la sente di fare comunque un augurio di Natale a qualcuno?
Potrebbe mandarmi al diavolo, ma non lo fa… anzi abbozza un sorriso, mi guarda e prepara la sua risposta rotta dall’ emozione.
“Sì, un augurio ce l’avrei… ma più che un augurio è un invito; a tutti i bambini impegnati ad aprire i loro regali, di togliere per un attimo lo sguardo dai loro pacchi colorati e di abbracciare papà e mamma con un caloroso bacio. Questo, il regalo più bello.”
Giancarlo Castellano, collaboratore di ECO RISVEGLIO