Non è lontano, dista solo dieci minuti a piedi dal piccolo vecchio borgo di Cà Bunsignur, ma sembra di essere catapultati in un luogo senza tempo. Cento anni; mille anni; duemila anni!!! Non puoi dirlo. Solo il ponte ed il sentiero sono costruiti dall’uomo, nei secoli passati, tutto il resto è natura. La vegetazione, l’acqua, i sassi, le rocce; tutto quanto è creato da Dio, sotto un cielo, un piccolo pezzo di cielo che a fatica arriva fin giù ad illuminare le cose. Ci si arriva in poco tempo anche da Monteossolano percorrendo un sentiero pianeggiante fino all’oratorio di San Rocco, comunemente conosciuto e scritto sulle carte anche Oratorio del Dagliano.
Si giunge fin qui anche dalla Pianezza, svoltando a destra dalla provinciale e poi salendo la strada impervia per Monticchio. Arrivati all’oratorio, si scende per poche decine di metri il largo sentiero con nelle orecchie il frastuono dell’acqua che scorre sotto il ponte. Davanti a questo spettacolo, l’unica cosa che ti viene naturale è stare in silenzio. E poi, per farti sentire dovresti proprio urlare. Allora ti limiti ad osservare, sporgi la testa con timore dal parapetto del ponticello ad arco e guardi giù: Mio Dio! A monte l’acqua del torrente scorre fra i sassi, energica e possente, con una pendenza non troppo accentuata, ma a valle va giù verticale a cascata in un abisso infernale! L’acqua è scura e nelle forre, crea vorticosi ricami concentrici. Le rocce verticali escono dalla vegetazione e strapiombano nell’acqua e gli uccelli scuri volteggiano nell’aria godendosi anche loro lo spettacolo. Il sentiero che sale verso Cà Bunsignur e verso Bognanco Fonti, segue una traiettoria a piccoli tornanti, con scalinate e barriere miste in sasso e legno. Si incontrano sul sentiero cappelle e croci, a ricordare morti e tragedie passate, ma anche per dedicare una preghiera a chi ha costruito, a chi è passato, a chi, tutto questo, ha creato.
Da non perdere.
Giancarlo Castellano, collaboratore di ECO RISVEGLIO