Stiamo scrivendo quando le vacche sono già scese dagli alti pascoli. “Troppo secco”. Ha detto Jodi Maccagno della S.S. Della Piazza che anche quest’anno aveva le bestie su al Monscera (2000 m.s.l.m.).
“Non c’era più erba e anche l’acqua era ridotta al minimo; impossibile rimanere su all’alpe. E non vale più nemmeno la pena di fermarsi a San Bernardo (1630 m.s.l.m.) perché anche lì di erba ce né pochissima e per trovare l’acqua le bestie devono spostarsi troppo; così abbiamo deciso di scendere direttamente giù al piano. Eravamo saliti il 28 giugno e scendiamo con qualche giorno di anticipo rispetto al programma. In ogni modo nessun problema per il nostro grasso d’alpe; quest’anno è eccezionale!”
Anche Mirko che ogni anno porta il suo gregge in alta valle Bognanco, è già sceso; ha fatto venire i camion, ha caricato le sue mille e passa pecore e se ne è andato con circa 10 giorni di anticipo. “Non c’era più erba e anche l’acqua scarseggiava, meglio scendere…”
Ma la siccità di questo periodo non ha portato solo conseguenze ai pastori della valle. Al rifugio Alpe Laghetto (2039 m.s.l.m.) ad esempio, da tempo, causa la mancanza di acqua, non funziona più la micro centralina che produce corrente. Stessa cosa anche per il rifugio Il Dosso (1750 m.s.l.m.) che devono sopperire alla mancanza di energia elettrica con i generatori a gas e a benzina.
Tutti i laghetti dell’alta valle sono a livelli minimi. Il lago di Monscera (2100 m.s.l.m.) è ridotto ad una misera pozza e non si vede più scorrere l’acqua dai tre laghi di Paioni; i tre caratteristici bacini naturali, messi uno sopra l’altro, rimangono sempre collegati fra loro, ma solo sotto terra.
Anche gli animali selvatici, con il persistere della siccità cambiano abitudini, i cervi sono giù in paese e c’è qualcuno che giura di aver visto uno stambecco femmina con il suo piccolino, dalle parti del lago di Arza (2100 m.s.l.m.). Un fatto abbastanza insolito per la valle Bognanco, anche se a quanto pare, gli stambecchi, ultimamente sembra che si stiano spostando dalla Svizzera verso l’Italia.
Se a tutto questo poi aggiungiamo il fatto che di funghi non se ne trovano; mirtilli sono stati scarsissimi, i ricci delle castagne cadono dalle piante verdi e ancora chiusi, non ci resta che sperare in un po’ d’acqua dal cielo; senza esagerare però. L’ultima alluvione i bognanchesi non l’hanno ancora dimenticata.
Giancarlo Castellano, collaboratore di ECO RISVEGLIO