Giuseppe Darioli“Mio papà è volato in cielo”. Un breve e crudo  messaggio per annunciare che un pilastro è crollato. Un pilastro di nome Giuseppe Darioli figlio di Ernesto e Teresa. Aveva sessantasette anni e seppur aveva ancora tante cose da fare e da finire, non ce l’ha fatta. La malattia lo ha stroncato senza tanti complimenti. Mille idee in testa e tanta voglia di fare, sono volate in cielo con lui.

 “La sua era una frenesia dettata dall’enorme voglia di fare qualcosa di bello per gli altri”. Così lo ricorda la figlia  Emanuela e  uno degli ultimi suoi capolavori è stato senz’altro  l’Ometto di  Monscera, inaugurato a luglio del 2016, che sua mamma Teresa gli aveva sempre detto e pregato di ricostruire lassù dove lei aveva riabbracciato, quello che sarebbe poi diventato suo marito Ernesto al suo ritorno, sano e salvo, dalla guerra. “Amava fare e disfare senza mettersi troppo in mostra – dice Emanuela - e seppur i complimenti lo rendevano felice e soddisfatto, a volte borbottava, ma noi lo abbiamo amato in tutte queste sue sfaccettature. Un mio grande rammarico – prosegue nel suo triste ricordo la figlia -  è  che non potrà mai vedere terminato il progetto che avevamo iniziato insieme su a Vercengio con grigliate e polente davanti alla nuova baita. A lui devo tutto, pietra dopo pietra, mattone dopo mattone e sapere che non potrà vedere il lavoro finito, mi sgomenta. Spero che da lassù mi possa guidare ed indirizzare nelle scelte che ancora devo fare. Non so in quale modo ma… lo farà. E che il mio grazie arrivi fin lassù”.

Ogni cosa che toccava diventava bella. Un sasso doveva essere scelto, particolare, studiato, girato e rigirato fino a che diventava qualcosa di interessante. Da un pezzo di legno tirava fuori sempre una opera d’arte e regalava i suoi capolavori agli amici e per le aste alle feste nei vari oratori della valle. Borbottava spesso, ha detto sua figlia. Sì, è vero, brontolava facilmente sulle cose che, secondo lui,  non andavano bene e sicuramente sarà già lassù a borbottare coi Santi, a spiegare loro la sua teoria finendo il suo discorso con la mitica sua frase: “Ma a l’è vera sci o no?...”.

 

Giancarlo Castellano, collaboratore di ECO RISVEGLIO

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