E dopo la festa del Ringraziamento, dopo che le mucche sono scese al piano, è tempo di fare una analisi di come è andata la stagione sugli alti pascoli della valle Bognanco. Abbiamo chiesto a Riccardo Maccagno, in rappresentanza della Azienda Agricola Marina Della Piazza, che produce il pregiato grasso d’alpe del Monscera, di raccontarci questa passata stagione estiva in montagna.
«Tutto sommato, non è andata male e possiamo ritenerci soddisfatti, malgrado il poco interessamento da parte del comune».
Si spieghi meglio …
«Non voglio fare polemiche, voglio solo dire che a Bognanco non sono arrivati i contributi che servivano, mentre in altri comuni ossolani sì. E questo solo perché il comune di Bognanco non ha presentato le domande».
Contributi per fare che cosa?
«Ci sarebbero molte cose da fare per migliorare l’alpeggio – ha ribattuto Maccagno - ma qui a Bognanco non fanno niente ».
Quali cose servirebbero per l’alpe Monscera?
«Tante cose, ad esempio: sistemare la strada, fornire l’alpe di energia elettrica, sistemare l’edificio in generale, sistemare la concimaia che perde da tutte le parti, fermare la crescita dei rododendri che invadono i pascoli…».
E se all’alpe Monscera le cose stanno così, abbiamo voluto chiedere un commento anche alla famiglia Borri che d’estate sale con le bestie all’alpe Garrione, alle pendici della cima Camughera.
«Cosa vuole che le dica – risponde Mario Borri titolare dell’azienda – la cosa peggiore è che siamo invasi dai cinghiali. Ci stanno distruggendo tutti i pascoli. Vada su a vedere e se ne renderà conto».
E ma questo è un problema che riguarda un po’ tutti in generale…
«Eh lo so, ma per noi è un dramma. Quando il cinghiale ribalta la terra, oltre a far mancare l’erba, provoca una crescita incontrollabile delle piante selvatiche ed il bosco invade i pascoli in maniera vertiginosa».
Lei raggiunge l’alpe Garrione a piedi, ma non sarebbe più comoda una strada?
«Ah bè certo che se ci fosse una strada sarebbe ben più comodo anche per noi, ma siamo abituati alla fatica. Andiamo avanti e indietro a piedi e portiamo a valle i formaggi con l’elicottero. Ci occupiamo della piccola manutenzione dei sentieri e quando vediamo che c’è un problema grosso, chiediamo aiuto al comune».
E il comune vi aiuta?
«Quello che serve, lo dobbiamo fare sempre solo noi ed il comune ogni tanto ci riconosce un contributo per i lavori più importanti».
Bognanco è oggi un paese sicuramente a vocazione turistica, ma prima delle acque minerali, prima degli itinerari escursionistici, prima di questa nuova moda di andar per montagne, c’erano gli alpigiani. In valle Bognanco ce ne sono ancora, ma si contano sulle dita di una mano; l’azienda agricola della famiglia Maccagno – Della Piazza, nella conca del Monscera, la famiglia Borri all’alpe Garrione, il pastore Mirko con le sue pecore a Vallaro e Campo ed il mitico Luigi che ogni anno ritorna con i suoi capi bestiame all’alpe Dorca. Sono loro che danno vita alle montagne e senza vita non c’è turismo.
Giancarlo Castellano, collaboratore di ECO RISVEGLIO