Domenica mattina, all’ospedale di Domodossola, Dante Dario Mella se né andato. Ottantasei anni, tutti spesi nel lavoro e nella famiglia a Bognanco Fonti.
Era nato il primo settembre del 1932 ed alla nascita pesava solo ottocento grammi. Erano tutti convinti che non ce l’avrebbe fatta ed invece, quel batuffolo di bambino, talmente piccolo da utilizzare come culla una comunissima scatola delle scarpe, è diventato grande.
In una intervista concessa a questo giornale nel 2012, raccontò di aver iniziato a lavorare nel negozio di sua madre subito dopo aver finito la quinta elementare e per emergere da dietro il bancone e poter servire i clienti, stava ritto in piedi sopra ad uno sgabello.
Quando ci si trovava a parlare con lui, si sorrideva sempre ed anche adesso, sembra quasi impossibile raccontare di lui senza un sorriso sulle labbra. Lui, il grande Dario, lavoratore instancabile, attivo e documentato, serio ed allegro, ironico e passionale, non c’è più. E non sembra vero. «E’ stato un vicino di casa adorabile - dice Monica Mancini che abita proprio di fronte al suo negozio - e aveva una battuta per tutti».
Sì, è vero, lo si sentiva spesse volte urlare, in senso buono però. Urlava per farsi sentire, senza perdere troppo tempo a camminare, che ultimamente gli riusciva un po’ a stento.
«Eh sì –continua Monica – A volte quando aveva bisogno della moglie urlava: “Gisellaaaa…. Telefono!” Oppure il figlio: “Simoneeeee….. c’è gente in negozio!” O ancora: “Gisellaaaa… la pastiglia delle dieci!” Urlava anche quando starnutiva – conclude Monica - ed io da casa, quando lo sentivo, rispondevo; come lui ad alta voce: Saluteeeee. Da oggi Bognanco Fonti sarà più silenziosa. Purtroppo».
Per Lino Tanzarella, che per molti anni ha gestito l’albergo Edelweiss, Dario è stato un gran lavoratore. «Mai conosciuto uno come lui – dice Lino - aveva mille lavori in ballo ed arrivava sempre dappertutto».
Anche Dmitri Shkrunin lo ricorda molto bene: «Dario e Gisella sono state le prime due persone che ho incontrato quando sono arrivato qui a Bognanco e mi ha colpito molto lo sguardo scintillante e sincero di Dario. Uno sguardo molto luminoso e buono».
Dario si è sposato nel 1960, con Gisella; la compagna ideale per far crescere la famiglia ed il lavoro e fra mille gioie, ha dovuto sopportare anche il dolore immenso di vedere andare in cielo, prematuramente, l’adorata figlia Lerina. Un dolore accettato e condiviso con grande coraggio e forza, come pochi riescono ad avere.
Ai funerali, celebrati martedì pomeriggio a San Lorenzo, sono venuti in tanti per manifestargli l’affetto e porgergli l’ultimo saluto prima di vederlo proseguire per la cremazione.
E adesso, che Dario non c’è più, sarà più triste salire la valle e vedere quella panchina vuota davanti alla vetrina del suo negozio.
Giancarlo Castellano, collaboratore di ECO RISVEGLIO