Per la piccola comunità della valle Bognanco, il 2018 è stato un anno tremendo, in quanto a decessi. L’ultimo la vigilia di Natale, inatteso ed improvviso. Si tratta di Giuseppe Galletti di Graniga, di anni 74. Uomo riservato e gran lavoratore, deceduto il 24 dicembre all’ospedale di Domodossola. Dopo una lunga malattia, si dice solitamente, ma per Giuseppe non è stato così. La sua di malattia è stata veloce e silenziosa.
Nel mese di luglio, passò dal rifugio Alpe Laghetto, come era solito fare; una visita, due parole e un caffè. Il rifugista di turno, raccontò a Giuseppe il fatto che l’elicottero quel giorno non aveva potuto fare il volo con i viveri per il rifugio, causa la scarsa visibilità e che il prossimo volo sarebbe stato possibile solo il giorno antecedente la festa e sarebbero quindi venuti a mancare vari prodotti essenziali, per il servizio di ristorazione. Giuseppe, senza dire nulla, l’indomani, si presentò su al rifugio con una pesante gerla piena di ogni ben di Dio per la cucina. Gli offrirono pranzo quelli del rifugio, ma lui fece fatica ad accettare, ritenendo il suo aiuto una cosa normalissima e doverosa.
Felice Darioli, ex capo della Decima Delegazione del Soccorso Alpino, dove Giuseppe fu per una quindicina d’anni in servizio, racconta di lui come un uomo eccezionale. «Ha partecipato alla Vasaloppet in Svezia – ricorda Felice – e per due volte partecipò anche alla Marcialonga dove, nel 1972, arrivò primo fra i civili, quindi, davanti a lui solo atleti delle forze militari. Nel 1977 superò brillantemente l’esame di maestro di sci di fondo, professione che però scelse di non esercitare. Corse per due volte il Mezzalama, una delle gare di sci alpinismo più dure delle Alpi.
Quando si poteva - continua Felice – andavamo ad allenarci alla Gomba, a San Bernardo o su al Monscera, in base all’innevamento ed erano allenamenti duri con salite e ripetute in quota. Abbiamo scalato insieme il Monte Bianco, molte pareti di ghiaccio e diverse cime oltre i quattro mila metri».
Anche Franco Charbonnier, presidente dello Sci Club Bognanco, lo ricorda per la sua prestanza fisica e grande determinazione. «E’ stato un pilastro della nostra società sportiva – ha detto Charbonnier - e se fosse entrato nelle forze militari, avrebbe conquistato sicuramente titoli a livello mondiale nello sci di fondo che praticava con una forza ed eleganza straordinarie».
Eh già… dicono tutti : se fosse entrato nelle forze militari, nello sci di fondo, avrebbe vinto di tutto… Lui, avrebbe voluto entrarvi, eccome, ma per colpa della stupidità delle leggi italiane, la cosa non gli fu possibile e Giuseppe ci mise una pietra sopra e la sua forza, dopo il lavoro principale, la regalò alla campagna ed alle montagne che percorse in lungo ed in largo, pulendo sentieri, segnandoli, con ometti di pietra e vernice, sistemando strade, corsi d’acqua e muretti.
Iniziò a sentirsi male nel mese di agosto e per lui fu un breve e tremendo calvario. Non era abituato alle visite mediche, ospedali e medicine e quando a novembre i medici gli dissero di che male si trattava, ha pregato solo che tutto finisse presto. E così è stato.
Giancarlo Castellano, collaboratore di ECO RISVEGLIO