In due mesi, costretti a restare a casa, i bognanchesi, che han la fama di essere gran lavoratori, grazie anche alle belle giornate di questa quarantena, si sono adoperati a sistemar giardini e fortificare, con ripari e barriere gli orti, a difesa dall’invasione continua di animali selvatici e per animali selvatici, ci riferiamo principalmente ai cervi.
Ogni primavera, solitamente, questi ungulati, scendono dalle montagne ancora innevate, in cerca di erba fresca ed invadono, senza timori, gli spazi vicino agli abitati. Quest’anno ancora di più.
Non trovando in giro nessuno, visto che le numerose seconde case e le baite in alta valle, sono disabitate a causa dell’emergenza sanitaria, si avvicinano e saltano le recinzioni per raggiungere gli orti privati abbandonati, ma che regalano già qualche fresco germoglio dei prodotti coltivati lo scorso anno e sopravvissuti all’inverno.
Saltano le recinzioni e quelle alte un metro e mezzo, che son già belle alte, le superano tranquillamente, saltando anche da fermi. Gli esperti sostengono che un cervo in buona salute, può superare con un balzo, una recinzione di due metri e passa. Ed ecco allora che tutti si ingegnano ad innalzare le loro recinzioni “normali”, tirando fili, nastri, posizionando frasche, intrecciando legni e tutto questo per tentare di difendersi, da questi animali, golosi di tutto quello che si coltiva nell’orto. Sembra che sentono il profumo delle barbabietole a decine di metri e quando arrivano vicini, fanno di tutto per mangiarle. Nella terra appena mossa o sul terreno quando si è verificata una leggera nevicata di primavera, si possono vedere perfettamente le impronte lasciate dai cervi e capire in quale punto sono entrati e da dove sono usciti. E’ una magra soddisfazione, è vero, perché il danno lo hanno già fatto, però questa analisi, da la possibilità di modificare la protezione e renderla invalicabile.
Poi si scopre che si aggira anche l’orso ed allora qualcuno dovrà preoccuparsi un tantino in più perché questo bestione, seppur non salta agilmente come il cervo, solitamente, quando è affamato, si alza in piedi e sfonda ogni cosa per sfamarsi.
Giancarlo Castellano, collaboratore di ECO RISVEGLIO