Diceva Don Gianni Luchessa che le idee, per avere successo, dovevano avere anche le gambe per camminare.
In questo caso, “l’idea” di recuperare le postazioni militari sul versante della cima Dosso, è venuta a Salvatore Attinà, coordinatore della Protezione Civile ANA di Domodossola, unitamente a Giuseppe Pellanda, capo gruppo degli alpini di Bognanco ed Armando Giudici, capo gruppo degli alpini di Cisore e Mocogna. Le “gambe” sono quelle di 24 uomini di buona volontà, suddivisi in 13 volontari della protezione civile e del gruppo alpini di Cisore e Mocogna e 11 del gruppo alpini di Bognanco.
Il risultato? Il recupero di cinque “fortini militari”, utilizzati durante le ultime guerre mondiali e che controllavano tutta la conca da San Bernardo (1630 m.s.l.m.), fino al Passo del Monscera (2100 m. s.l.m.).
Siamo a circa 1950 metri di quota, sopra l’alpe Paione, in posizione molto panoramica e raggiungibile dal sentiero che sale sulla costa del Dosso. «Ma di più - dicono i promotori di questa iniziativa – abbiamo tracciato un nuovo percorso che completeremo a breve e che collega i fortini recuperati, con il sentiero che porta al lago di Arza, in modo di avere un nuovo itinerario ad anello».
Davvero interessante questa iniziativa, perché oltre a proporre un nuovo percorso agli escursionisti, invita a conoscere la storia di questo territorio a confine con la Svizzera e teatro di tante vicende legate non solo alle guerre, ma alla vita rurale, al commercio ed alla storia di Bognanco.
Da questo versante, si sarebbe potuto osservare anche il corteo di Papa Gregorio X nel suo viaggio di rientro verso Roma nel lontano 1275, oppure, nei secoli successivi, vedere passare il facoltoso barone Stockalper, con le sue merci. I bognanchesi sicuramente erano appostati da queste parti per segnalare a Geo Chavez il punto dove tentare la prima trasvolata delle alpi. La storia infatti ci dice che nei giorni precedenti il volo, Chavez venne a perlustrare queste montagne e chiese aiuto ai bognanchesi per facilitargli l’individuazione del tragitto, con la posa a terra di lenzuola bianchi. Sappiamo purtroppo tutti come andò a finire; il giovane pilota, non riuscì a superare il Passo del Monscera e dovette abbassarsi di quota ed infilarsi giù per le gole di Gondo per poi andare a schiantarsi tragicamente nei prati a sud di Domodossola.
Questi fortini di pietra, fanno parte della storia locale e, oltre a ricordare fatti cruenti di guerre e di sangue, rendono magica questa montagna con i suoi sassi incredibilmente belli squadrati e da sempre utilizzati dai bognanchesi, per coprire i tetti delle loro case.
Giancarlo Castellano, collaboratore di ECO RISVEGLIO