Sabato corso, quando la neve aveva iniziato ad imbiancare i pascoli dell’alta valle, abbiamo notato, sulla strada, la mandria della famiglia Borri scendere al piano.
Due parole con l’amico Mario, titolare dell’azienda, sono sempre ricercate.
Lui che tutti gli anni, parte dal piano con il bestiame all’inizio dell’estate e sale la valle, fermandosi qualche settimana a Luzzac (1100 m.s.l.m.) e poi su alla Pianezza (1400 m.s.l.m.) per un breve periodo, in base alle condizioni dell’erba, prima di proseguire per l’alpe Garione, a quasi duemila metri, dove produce un ottimo grasso d’alpe.
Buongiorno Mario! Come è andata quest’anno?
«Bene direi. Quando siamo arrivati a Garione, i primi di agosto, abbiamo trovato un erba bellissima e acqua abbondante alle sorgenti. Purtroppo, tutto questo ben di Dio, non è durato molto, perché dopo un mesetto era diventato tutto secco, tanto che abbiam dovuto organizzarci riempiendo bidoni d’acqua ogni giorno per avere delle riserve».
E con la frana, prima dell’alpe, come l’avete risolta?
«Il comune ha fatto una deviazione – dice Mario Borri - che però per noi, non va tanto bene, perché è troppo lunga ed infatti siamo saliti e scesi con le bestie, passando ancora di là, come sempre, alzandoci solo un pochino sopra la frana. Abbiamo sistemato il vecchio sentiero dove siamo sempre passati. Sono 44 anni che vado su con le mucche e prima di me, caricava l’alpe mio padre Florindo. Sappiamo quali sono i nostri bisogni. Mio padre è andato a Garione fino all’età di 85 anni.
In ogni modo, visto che hanno fatto questa deviazione, sono andato a vedere questo nuovo tracciato ed ho cercato di sistemarlo al meglio, rendendolo più agevole, perché per passare con il bestiame, compreso i muli caricati sul basto, non va bene un semplice sentiero; è troppo stretto. A noi serve un passaggio largo, serve una vera mulattiera».
E’ una vita difficile la vostra, cosa le pesa di più?
«Le sembrerà strano, ma a pesarmi di più, non è la fatica, non sono i miei giorni tutti uguali, senza feste e vacanze. Mi pesa la solitudine. Sono felice quando passa qualcuno dall’alpe. Vedo molti che quando passano dall’alpe si tengono a distanza, forse per non infastidire l’attività dell’alpeggio. A me invece piace parlare con la gente e, perché no, a volte, anche a bere un bicchiere insieme».
Tornerete ancora l’anno prossimo?
«Sì, certo. Bognanco è la nostra valle e questa è la nostra vita».
Giancarlo Castellano, collaboratore di ECO RISVEGLIO